L’ultima bozza, pubblicata la sera di venerdì 12 marzo, del quadro legislativo proposto dall’Unione Europea (UE) per la regolamentazione delle criptovalute, chiamato Markets in Crypto Assets (MiCA), contiene una disposizione che potrebbe vietare l’uso delle criptovalute proof-of-work come Bitcoin.

PoW è il meccanismo di consenso ad alta intensità energetica che è alla base delle criptovalute popolari come Bitcoin ed Ethereum. Il processo di elaborazione è stato oggetto di un attento esame da parte dei legislatori dell’UE per questioni energetiche.

Una precedente bozza del framework MiCA conteneva una disposizione fortemente formulata che proponeva un divieto di servizi crypto che si basano su meccanismi di consenso non sostenibili dal punto di vista ambientale a partire da gennaio 2025. Ma la disposizione è stata successivamente eliminata dopo grosse polemiche e contestazioni lanciate da parte degli investitori e dalla community crypto.

Il parlamentare Ue incaricato del quadro legislativo del MiCA, Stefan Berger, aveva affermato che il paragrafo relativo al ban del mining era stato rimosso, ma che non era stata ancora presa una decisione definitiva a riguardo.

La nuova bozza contiene una disposizione diversa, a prima vista meno estrema, ma che potrebbe portare comunque ad un ban per Bitcoin. La nuova bozza stabilisce che le criptovalute “saranno soggette a standard minimi di sostenibilità ambientale rispetto al loro meccanismo di consenso utilizzato per convalidare le transazioni, prima di essere emesse, offerte o ammesse alla negoziazione nell’Unione“.

Sebbene non venga nominato direttamente il PoW, è chiaro che al momento il mining di Bitcoin non avrebbe molte chance di rientrare negli standard di sostenibilità ambientale imposti dall’UE, anche se questi parametri non sono ancora stati definiti.

Per quanto riguarda le criptovalute già in circolazione al momento dell’eventuale entrata in vigore della legislazione, l’Unione Europea impone che i responsabili dei progetti dovranno impostare e mantenere un piano di implementazione graduale per garantire il rispetto dei requisiti di sostenibilità ambientale. Il problema di questa clausola è che Bitcoin è realmente decentralizzato, non ha un responsabile che può firmare alcun impegno e, anche se lo facesse, non avrebbe alcun potere di fronte ai migliaia di miner sparsi per il mondo che scelgono in autonomia quale fonte energica usare per alimentare le loro macchine per il mining.

Nelle ultime ore, Patrick Hansen di Unstoppable Defi ha esaminato la bozza, affermando che in realtà esistono due versioni diverse che andranno votate lunedì 14 marzo 2022.

La prima opzione, proposta da Stefan Berger e supportata dai gruppi PPE (Forza Italia) e ID (Lega) non prevede il ban del mining, ma una promessa da parte dell’UE di definire dei criteri di sostenibilità ambientale.

La seconda opzione, sostenuta principalmente dai Verdi e S&D (Partito Democratico) , prevede invece tutte le limitazioni di cui abbiamo appena parlato e che porterebbero inevitabilmente a decretare Bitcoin illegale.