Quando si parla di criptovalute, è impossibile non nominare Bitcoin ed Ethereum. Chi si avvicina al mondo delle crypto per la prima volta, può restare confuso dal fatto che alcune monete abbiano nomi simili, ad esempio Bitcoin Cash (BCH) e Ethereum Classic (ETC), rispetto alle più famose Bitcoin ed Ethereum. Ma quali sono le differenze? Si tratta di delle copie? In realtà, se doveste chiedere agli sviluppatori di Ethereum Classic, vi risponderebbero che ETC è Ethereum originale, mentre la più popolare ETH è una copia.
Ma qual è la verità? Cerchiamo quindi di fare chiarezza su cos’è ETC e qual è la differenza con ETH.
Cos’è Ethereum Classic?
Ethereum Classic è una piattaforma crypto distribuita open source, decentralizzata e basata su blockchain che esegue smart contract. Ethereum Classic utilizza il sistema di convalida delle transazioni chiamato PoW (proof of work), questo significa che si tratta di una moneta che, per funzionare, necessità di un’attività di mining. Non esistono dispositivi appositi per il suo mining, come avviene con gli ASIC per Bitcoin e Litecoin, ma si utilizzano le schede video, esattamente come il più popolare Ethereum,
Ethereum Classic è attualmente nella Top 20 delle criptovalute, con una capitalizzazione di oltre 5 miliardi di euro. Attualmente sono in circolazione 116 milioni di ETC, la moneta della rete Ethereum Classic, e potranno esserne estratti al massimo 210 milioni tramite mining. Parliamo quindi di una moneta con una supply limitata, a differenza della più popolare Ethereum che non ha un limite predefinito. A titolo d’esempio, ricordiamo che anche Bitcoin ha una supply limitata, addirittura a soli 21 milioni di BTC.
Per convenzione, si dice che Ethereum Classic sia nata nel 2016 da un hard fork di Ethereum, la crypto nata nel 2015 e sviluppata da Vitalik Buterin. Tecnicamente, però, sarebbe il contrario. Molti non sanno, infatti, che un tempo ETH e ETC erano un’unica moneta chiamata appunto Ethereum.
La storia di Ethereum Classic
La storia di Ethereum Classic inizia il 30 luglio 2015, quando Vitalik Buterin lancia ufficialmente sul mercato Ethereum con un’offerta iniziale di soli 72 milioni di ETH. La possibilità di creare smart contracts e token venne subito considerata come una rivoluzione per le criptovalute, in quanto a quei tempi nessuna offriva funzioni simili.
Nel 2016, la startup slock.it creò un’organizzazione autonoma decentralizzata, soprannominata The DAO, sulla blockchain di ethereum. Il DAO era destinato a fungere da fondo di venture capital decentralizzato per progetti lanciati su Ethereum e circa 10.000 persone investirono più di 168 milioni di dollari nel progetto attraverso un crowdsale, ovvero una vendita iniziale per finanziare il progetto.
Durante il crowdsale, furono identificate diverse vulnerabilità nel codice di The DAO, che fu successivamente violato. Gli hacker rubarono 3,6 milioni di ETH, per un valore di circa 60-70 milioni di dollari, che all’epoca corrispondevano a circa il 14% di tutti gli ETH in circolazione.
In questo exploit, gli hacker furono in grado di chiedere allo smart contract (DAO) di restituire gli ETH precedentemente prestati, più volte prima che lo smart contract potesse aggiornare il suo saldo. Due questioni principali resero possibile questo hack: il fatto che quando venne creato lo smart contract DAO gli sviluppatori non avevano tenuto conto della possibilità di una chiamata ricorsiva e il fatto che lo smart contract prima inviava i fondi ETH e poi aggiornava il saldo token interno.
Dopo un lungo dibattito all’interno della comunità di Ethereum, si decise di eseguire un hard fork sul blocco 1.920.000, che modificò il codice di Ethereum per restituire i fondi persi agli investitori. La decisione fu caldamente supportata dal fondatore di Ethereum, Buterin. Tuttavia, alcuni nodi di Ethereum si opposero al fork sulla base del fatto che ciò avrebbe significato che la blockchain non era immutabile e decisero che non avrebbero eseguito il software aggiornato. Questi nodi continuarono ad eseguire e fare mining sulla versione pre-fork della blockchain di Ethereum, che ora è conosciuta come Ethereum Classic.
In sostanza, Ethereum Classic è l’Ethereum originale, supportato da chi si rifiutò di approvare la modifica proposta del codice, mentre quello che oggi conosciamo come Ethereum è la versione modificata del 2016. Per i sostenitori di ETH, la versione originale è invece quella che oggi conosciamo come Ethereum, in quanto rispecchia fedelmente la visione del suo fondatore Buterin che ancora oggi lavora allo sviluppo della blockchain da lui creata.
Il dilemma ancora oggi è aperto: se le criptovalute sono decentralizzate e senza un padrone, è giusto che gli sviluppatori abbiano alterato il codice per restituire dei fondi rubati? Moralmente potrebbe essere corretto, ma questo non farebbe degli sviluppatori, di fatto, una figura simile alle banche attuali? Allo stesso tempo, come avrebbero potuto Buterin continuare a sviluppare Ethereum sapendo che il 14% degli ETH in circolazione erano in mano a dei criminali?
Al momento, la storia sta dando ragione a Vitalik Buterin e al suo Ethereum, che ormai da anni è la seconda crypto al mondo subito dopo Bitcoin.