Il Monopolio dell’Intelligenza Artificiale: Riflessioni sulla Sovranità, il Contratto Sociale e l’Agenzia Umana

Nel dibattito contemporaneo sull’Intelligenza Artificiale (IA), si fa spesso riferimento a concetti come Intelligenza Artificiale Generale, Singolarità e le eventuali minacce esistenziali che potrebbero emergere. Tuttavia, c’è un aspetto urgente e spesso trascurato: il monopolio centralizzato dell’IA, che possiamo definire come “Big AI”. Questo fenomeno non solo pone interrogativi sulla sovranità degli Stati nazionali, ma ha conseguenze profonde e potenzialmente distruttive per il contratto sociale e l’agenzia umana.

La Perdita di Sovranità

Se le società di Big Tech, che dominano il settore dell’IA, continuano a crescere senza regolamentazioni adeguate, si corre il rischio che gli Stati nazionali perdano la loro sovranità. A differenza delle piattaforme cloud, che possono essere considerate come infrastrutture statiche, la Big AI ha il potere di influenzare la cultura, la lingua e i valori sociali di un’intera nazione. Questa influenza potrebbe portare a una rinuncia ai poteri economici, politici e militari, rendendo gli Stati sempre più dipendenti da modelli centralizzati che non rappresentano i loro interessi.

Senza una governance locale e una costruzione di un’ “IA sovrana”, la sovranità digitale diventa un concetto vacuo, minacciando l’integrità nazionale. Gli Stati devono quindi intraprendere azioni significative per sviluppare le proprie tecnologie di intelligenza artificiale e governarle in modo indipendente.

Distruzione del Contratto Sociale

Un altro aspetto inquietante della Big AI è la sua affermazione che tutto il contenuto presente online è “libero” e può essere utilizzato a piacimento, senza considerare i diritti degli autori. Questo atteggiamento può sembrare un approccio pragmatico al progresso tecnologico, ma rappresenta una forma di arroganza che mina il contratto sociale stesso.

L’idea che il reddito di base universale (UBI) possa compensare la perdita di posti di lavoro o l’erosione delle competenze è una visione limitata e forse pericolosa. La storia ha dimostrato che soluzioni superficiali non risolvono i problemi profondi come quelli causati dalla disoccupazione tecnologica. Inoltre, il gap tra chi sfrutta le potenzialità dell’IA e chi ne è escluso rischia di ampliarsi, creando disuguaglianze inammissibili in un contesto già fragile.

Erosione dell’Agenzia Umana

La capacità degli individui di agire come agenti autonomi è fondamentale per il benessere sociale. Tuttavia, con un numero sempre crescente di giovani che si rivolgono alla Big AI per svolgere compiti o per ricevere supporto emotivo, c’è un rischio concreto di erosione dell’agenzia umana. La sostituzione delle relazioni sociali con interazioni virtuali non solo potrebbe compromettere il tessuto sociale, ma riduce anche la resilienza degli individui.

In un contesto in cui gli strumenti tecnologici hanno storicamente potenziato le capacità umane, la Big AI potrebbe rappresentare una minaccia diretta al modo in cui intendiamo e viviamo l’agenzia individuale.

La Via da Seguire

Il contesto attuale ci pone di fronte a una scelta cruciale: continuare a permettere alla Big AI di dominare, a spese della sovranità e dell’agenzia umana, o impegnarci a costruire un futuro in cui l’IA sia vista come uno strumento, non come una forza dominante. È imperativo che rifiutiamo il modello centralizzato e abbracciamo un approccio decentralizzato all’IA, che consenta di mantenere il controllo sulle nostre tecnologie e sulla società in generale.

La posta in gioco è alta, e il modo in cui questa sfida verrà affrontata definirà il nostro futuro. La concorrenza per costruire un ecosistema di intelligenza artificiale responsabile, inclusivo e rispettoso della sovranità degli Stati è oggi più che mai necessaria.