La scorsa settimana, gli sviluppatori di Ethereum hanno testato con successo la tanto attesa fusione delle catene proof-of-work e proof-of-stake della blockchain, soprannominata Eth 2.0, che consentirà agli utenti di detenere monete nel proprio wallet crypto e validare le operazioni di rete in cambio di una ricompensa. Praticamente, con il passaggio al PoS chi detiene ETH si sostituirà ai miner. Ma quando si potrà guadagnare mettendo in staking i propri Ether?

Secondo il trader e analista Alex Kruger, è probabile che i rendimenti dello staking di Ethereum saranno compresi tra il 10% e il 15%. La società di analisi blockchain IntoTheBlock prevede che i rendimenti dello staking saranno superiori all’indice dei prezzi al consumo statunitense, che a febbraio si è attestato al massimo degli ultimi quattro decenni del 7,9%.

“Attraverso la fusione con la proof of stake chain, le commissioni precedentemente guadagnate dai miner passeranno a essere guadagnate da coloro che stanno facendo staking. Ciò dovrebbe comportare ricompense di staking comprese tra il 7% e il 12%”, ha affermato IntoTheBlock nella newsletter settimanale pubblicata venerdì scorso.

Con il test di merge completato con successo, i ricercatori prevedono che il lancio della mainnet avvenga entro la fine di giugno. Gli analisti prevedono una maggiore adozione istituzionale una volta completato l’aggiornamento di Eth 2.0.

Il meccanismo del consenso proof-of-stake è più rispettoso dell’ambiente rispetto al proof of work, che premia i miner con dei token per la risoluzione di complessi enigmi matematici per convalidare le transazioni. Questo processo è ad alta intensità energetica. Alcune fonti affermano che il mining di Bitcoin avrebbe un’impronta di carbonio equivalente alle nazioni sviluppate, il che ha dissuaso le istituzioni dall’adottare la criptovaluta. Il produttore statunitense di auto elettriche Tesla ha sospeso i pagamenti in BTC lo scorso anno, citando le preoccupazioni ambientali associate all’attività mineraria.

Ci sono grosse possibilità che il passaggio alla PoS trasformi Ethereum in un asset deflazionistico, o riserva di valore, una narrativa principalmente legata a Bitcoin. Dopo la fusione, l’importo di ETH emesso dovrebbe diminuire del 90%, il che porterebbe livelli simili di commissioni a ridurre l’offerta di Ether fino al 5% all’anno.

Sebbene il passaggio alla PoS sembra un’ottima scelta speculativa in quanto il valore di Ethereum dovrebbe aumentare e attirare pure più investitori, resta l’amarezza per chi aspettava questo momento per poter tornare finalmente ad utilizzare la blockchain di Vitalik Buterin. Ricordiamo che ETH 2 era stata annunciata come la soluzione al problema delle altissime commissioni di rete applicate alle transazioni, mentre ora sembra che anche i più grandi sostenitori di Ethereum si siano arresi all’idea che il suo futuro dipenderà da soluzioni di Layer 2 come Loopring o Polygon.