I giganti del petrolio stanno iniziando a entrare nel mining di bitcoin per ridurre le emissioni nocive a effetto serra come il metano attraverso il gas flaring, riporta investing.com.
Il gas è un sottoprodotto della produzione di petrolio, ovvero viene generato involontariamente mentre si estre petrolio. Sebbene il gas sia una fonte di energia, spesso viene bruciato perché barriere economiche, normative o tecniche allo sviluppo dei mercati del gas e delle infrastrutture ne impediscono l’utilizzo.
Durante questo processo di combustione vengono prodotte quantità significative di metano che non sempre è possibile stoccare e rivendere. Per questa ragione, le più grandi società al mondo di petrolio hanno deciso di sfruttare il metano alla fonte, usandolo come energia per alimentare delle mining farm di Bitcoin.
L’azienda russa Vekus ha inviato nel dicembre 2020 un container che ospita 150 unità di ASIC Antminer S9 di Bitmain nel giacimento petrolifero di Alexander Zhagrin vicino alla città russa di Khanty-Mansiysk nella regione ricca di petrolio della Siberia occidentale.
“L’energia del gas può alimentare data center e mining farm. Ciò aumenterà la percentuale di uso razionale delle materie prime. Questo è particolarmente vero per le regioni remote della Siberia e dell’Artico, dove il trasporto del gas associato dai giacimenti non è redditizio”
Alexander Kalmykov, Gazprom Neft
L’estrazione di bitcoin può avvenire in qualsiasi parte del mondo essendo un processo che richiede soltanto elettricità, di qualsiasi fonte. Il gas che attualmente viene bruciato dalle società petrolifere è talmente tanto da poter coprire ampiamente il totale fabbisogno energetico delle intere reti di Bitcoin, Litecoin ed Ethereum.
Solo il gas bruciato da Saudi Aramco sarebbe sufficiente per alimentare metà della rete bitcoin con Raymond Nasser, Head of Mining Operations di Wise&Trust, che afferma di essere in trattative con l’azienda Saudita.
“Stiamo trattando con Aramco. Tutto il petrolio che esce dal deserto appartiene a questa azienda. Tutto il gas bruciato che non stanno usando, e questa è un’informazione pubblica, è sufficiente per alimentare metà della rete Bitcoin oggi solo da questa società”
Raymond Nasser, Head of Mining Operations di Wise&Trust
Il Texas è un altro grande bruciatore di gas con Jim Cramer che afferma che ExonMobil deve iniziare a utilizzare questo gas per l’estrazione di bitcoin. Trattandosi di una società statunitense si tratterebbe di un doppio vantaggio, in quanto Exon ottiene nuove entrate per ciò che ha già prodotto e i minatori ottengono energia a basso costo fino al punto di ottenere persino energia gratuita perché l’utilizzo di questo gas per l’energia può ridurre i costi in crediti di carbonio e persino sanzioni per quelli che bruciano più del 5% di gas, secondi la normativa statunitense.