Il ban della Cina nei confronti di Bitcoin ha fatto crollare il mercato delle criptovalute. In parte perchè molti miner cinesi sono stati costretti a vendere le loro criptovalute, in parte perchè molti investitori occidentali hanno chiuso le loro posizioni sugli exchange per paura che il prezzo potesse crollare. Paradossalmente, il prezzo è crollato maggiormente a causa delle vendite degli investitori americani, che per i miner cinesi.
I più grossi miner cinesi, infatti, non solo non hanno venduto le loro crypto, ma si stanno riorganizzando per poter continuare la loro operatività.
BTC.com, un importante pool di mining di criptovalute gestita da BIT Mining e di proprietà di 500.com, il fornitore di servizi di lotterie cinesi quotato al NYSE, ha annunciato di aver completato il trasferimento del suo primo lotto di macchine per il mining in Kazakistan. BTC.com è stata fondata da Jihan Wu ed è stata gestita da Bitmain e Bitdeer fino alla sua acquisizione da parte di 500.com questo febbraio. Al momento, il pool è il quinto più grande al mondo, convalidando oltre il 10% dei blocchi sulla blockchain di Bitcoin. Il trasferimento arriva dopo che la società è stata informata dalla rete statale nella provincia occidentale del Sichuan che l’alimentazione elettrica che serve uno dei suoi data center locali sarebbe stata sospesa. Nel suo annuncio di ieri, BIT Mining ha dichiarato:
“Il 19 giugno 2021, la società ha ricevuto una notifica dal State Grid Sichuan Ganzi Electric Power Co., Ltd. informando il Ganzi Changhe Data Center, che la sua alimentazione sarebbe stata sospesa, a partire dalle 21:00 ora di Pechino, 19 giugno 2021. Da allora il Ganzi Changhe Data Center ha sospeso le sue operazioni. I data center nel Sichuan, incluso il Ganzi Changhe Data Center, hanno contribuito per circa il 3% ai ricavi totali dell’azienda nel mese di maggio 2021”.
BIT Mining, comunicato ufficiale
Il CEO di BIT Mining Xianfeng Yang ha dichiarato che la società sta trasferendo i suoi asset principalmente in Kazakistan e negli Stati Uniti (Texas) e che l’inquinamento è un problema che sta a cuore all’azienda, al punto da valutare l’utilizzo di energie rinnovabili.
Decisione simile anche per Canaan, uno dei maggiori produttori nel settore di macchine per il mining di Bitcoin, che ha deciso di spostare la sua base operativa in Kazakistan. In un comunicato stampa di mercoledì, la società ha affermato che stava diversificando le sue operazioni nel mining e nella vendita di miner nel tentativo di contribuire a migliorare le sue prestazioni finanziarie. L’azienda ha già iniziato a distribuire ai clienti le sue ultime unità prodotte, le Avalon Miner. Secondo il CEO Nangeng Zhang, Canaan tenterà anche di espandere il proprio raggio d’azione e la propria base di clienti.
“Le fluttuazioni del prezzo di Bitcoin possono avere l’impatto negativo di indurre un’eccessiva volatilità nei flussi di entrate dei fornitori di hardware di mining. Nei periodi in cui la domanda di macchine sarà minore, potremo utilizzarle direttamente noi nelle nostre mining farm in modo tale da coprire con i profitti del mining, le mancate vendite di macchine. Questo ci permetterà di mantenere costanti i prezzi dei miner, non essendo obbligati a vendere subito tutte le macchine prodotte”
Nangeng Zhang, CEO di Canaan
Oggi il prezzo del Bitcoin sta risalendo e ha quasi recuperato il valore di due giorni fa, quando ci fu il crollo dovuto appunto all’ennesimo annuncio di ban da parte della Cina.