Nei mesi scorsi si è parlato molto di Chia, una nuova criptovaluta che propone di risolvere per sempre il problema dell’inquinamento prodotto dal mining di Bitcoin e di tutte le altre criptovalute che utilizzano la metodologia PoW (proof of work).

Se il PoW richiede dei calcoli molto difficili per poter validare le transazioni, Chia è la prima crypto ad utilizzare il Proof of Space, un nuovo mining che richiede soltanto spazio su disco fisso. Il suo annuncio ha portato subito una corsa all’acquisto degli hard disk, che sono diventati in breve tempo introvabili (dai 10TB in su) o comunque hanno visto il loro prezzo aumentare sensibilmente.

Fondata da Bram Cohen, l’inventore di BitTorrent, Chia è stata da subito presentata come un’alternativa green e anti inquinamento. Di fatto, una rivoluzione per le criptovalute. Ma sarà davvero così green?

Come funziona il mining di Chia?

Quando si parla del mining di Chia, spesso ci si sofferma sul farming, ovvero un’attività che non richiede alcun calcolo particolare, ma semplicemente dello spazio libero sull’hard disk. Andrebbe però specificato che per poter effettuare il farming, è necessario prima effettuare il plotting.

Il mining di Chia è infatti composto da due fasi:

  • Plotting: in questa fase vengono creati dei Plot. Ogni Plot pesa 100 GB e richiede circa 12 ore (in base alla potenza del computer) per essere creato. Per creare un plot servono due dischi: un SSD e un HDD. Con l’SSD si crea il plot temporaneo e vengono scritti circa 300 GB di dati. Dopodiché i dati vengono copiati sull’Hard Disk, dove occuperanno circa 100 GB.
  • Una volta creato il Plot, si procede con il Farming: semplicemente si tengono i plot creati in precedenza e, collegandosi ad internet, vengono effettuate delle operazioni di lettura sui plot stessi. Questa fase richiede poca energia, a parte quella del computer che deve restare acceso 24 ore su 24.

Inquinamento energetico

Attualmente il totale dei plot creati sul network di Chia supera i 23 Exabyte (EB) che corrispondono a 23 milioni di Terabyte (TB). Ricordiamo che 1 TB sarebbero 1000 GB. Parliamo quindi di miliardi di plot già creati, numero che aumenta ogni giorno di più. Se si considera che per ogni Plot sono necessarie circa 12 ore di lavoro, è facile dedurre che il mining di Chia in realtà richiede molta energia e non può essere considerato green.

Teoricamente, se esistesse un limite al numero di Plot creabili, il successivo farming non richiederebbe molta energia e quindi Chia potrebbe essere considerata una criptovaluta green. Questo limite però non esiste. Di conseguenza, il plotting è un’attività senza sosta, con i miner che continuano a creare plot per poter essere competitivi.

Infatti, il mining di Chia funziona come una lotteria: ogni volta che bisogna validare una transazione, tutti i miner controllano se il codice richiesto è presente nei loro plot. Se questo accade, vincono un premio di 2 XCH, la moneta della blockchain di Chia. In caso contrario, non guadagnano nulla. Maggiori plot portano quindi maggiori possibilità di vincita.

Attualmente, con un solo plot a disposizione, il tempo previsto per vincere è 145 anni. Aumentando la dimensione del network, si allunga pure la stima per la vittoria. Ad esempio, con 10 plot la stima è di circa 15 anni per vincere, tuttavia è probabile che in pochi mesi il tempo richiesto raddoppierà. Per poter essere competitivi e ottenere delle vere ricompense, è fondamentale fare plotting continuamente e senza sosta.

Bisogna anche considerare il consumo energetico degli hard disk messi a disposizione per il farming. Generalmente un HDD consuma pochi watt. Tuttavia, se si parla di milioni di hard disk accesi 24/7, il loro consumo diventa rilevante.

Inquinamento hardware

Questa necessità di creare sempre più plot, porta di conseguenza a dover acquistare sempre più hard disk. Per potersi assicurare una vittoria di 2XCH entro 30 giorni, è necessario avere in farming almeno 150 TB di spazio. Gli hard disk vengono riempiti totalmente dai plot di Chia e non possono essere utilizzati per nessun’altra attività. Bisogna quindi considerare l’inquinamento prodotto dalla produzione e dal trasporto di questi hard disk, oltre allo smaltimento futuro quando questi non saranno più funzionanti.
Lo smaltimento hardware dovuto al mining di Chia è già realtà per quanto riguarda invece gli SSD utilizzati per la prima fase di plotting. Ogni SSD ha una capacità limitata di scritture prima di rompersi. In un utilizzo normale, possono volerci parecchi anni prima di consumare un disco, in quanto un utente normale generalmente non scrive centinaia di GB ogni giorno senza sosta. Con il mining di Chia, invece, un SSD può tranquillamente usurarsi in pochi mesi, diventando un ferro inutile da sostituire.

Al suo debutto sui mercati ad aprile, il prezzo di Chia (XCH) era di oltre 2 mila dollari, ora è scambiata a meno di 400 dollari. Sicuramente il crollo del mercato delle criptovalute a maggio ha influito, ma non è da escludere che, soprattutto gli investitori istituzionali e più esperti, una volta studiato nel dettaglio la tecnologia della blockchain di Chia, abbiano dedotto che non sia realmente così green e che non abbia il potenziale per spodestare Bitcoin e le altre crypto che dominano il mercato.